DRAMMATURGIA

Il concetto per LA STRIA 2015

 

Rifacendo la STRIA si pensa al passato e al futuro. Ogni realizzazione si misura con la situazione e con le necessità del suo tempo. La storia va sempre riletta e commentata, la sensibilità e la coscienza con cui si opera sono parte della cultura. Auguriamoci una critica benevola e un animo aperto al cospetto di ciò che il futuro ci potrebbe portare.

La STRIA 2015 sarà un lavoro con più teatralità rispetto a quello del ’79, più artificiale. Il passato sarà più oscuro, il futuro più smagliante. La verità teatrale non sarà una verità storica, ma la necessità di espressione cercherà i limiti massimi delle forme di comunicazione sotto gli aspetti e contesti definiti dal Maurizio – dunque il più grande rispetto all’opera teatrale, cercando la massima libertà di espressione artistica. Per la recita di una forma di vita dei “Quädar di costüm da la Bragaia ent al secul XVI” andremo ai limiti della possibilità dell’arte del teatro popolare individuale e collettivo. Faremo l’impossibile per trovare e definire la nostra forma di vita e di comunicazione e vogliamo cercare e sostenere il dialogo con tutti quelli che si vogliono esprimere al riguardo, accettando le regole del concetto teatrale che cerca l’identità umana tra i due mondi di vita familiare-affettivo da una parte e quello ufficiale-politico dall’altra.

Faccio due esempi, i più divergenti, per presentare le posizioni ideologiche più significative della STRIA:

Anin è una persona molto soggettiva, individuale, che cerca la sua relazione privata quale base per una vita futura. Come esponente del ceto povero, riformata in un contesto sociale ancora cattolico, esclusa dalla solidarietà pubblica, incorpora tutti gli elementi del romanticismo classico: da sola “canta” il suo amore, la sua speranza, il suo dolore, cercando la sua responsabilità personale nella società. Potrebbe avere un carattere più o meno fatalista, più o meno coraggioso, più o meno cosciente della sua situazione, però non si può mettere al servizio di ideologie. È una persona responsabile per le sue opinioni e per le sue decisioni personali, esprimendosi nella sua dimensione privata. È una figlia che sarà sposa, poi mamma, che sarà nonna e famiglia, che resterà però sempre lei, fedele a sé stessa. La sua lingua sarà quella dimessa, personale e affettivamente sincera.

Prevost, Salis, Castelmur e anche Pontisella sono persone politiche che rappresentano strategie ideologiche. Perseguono la “verità” della classe sociale a cui fanno parte, giustificano i propri diritti e sostengono le strutture favorevoli ai loro interessi. Non cercano la vita coerente alla loro personalità affettiva, ma la definiscono secondo le esigenze politiche. Non parlano di cuore, ma di cervello, sfruttando le relazioni di famiglia e affettive per stabilire le loro maggioranze politiche, i loro interessi. Così agiscono anche Vergerio e Maturo, utilizzando la seduzione intellettuale per le proprie strategie. Pure i “cumpär” Giacum e Gustin, lasciandosi strumentalizzare dai signori Radolf e Gadenz, si dichiarano pronti a sostenere queste tattiche politiche, abbandonando la loro posizione e identità privata. La loro parlata sarà quella della declamazione, della verità globale. La loro posizione sarà l’espressione della forza del dominio.

Se si possono definire i bambini come le persone più vicine alla sensibilità personale, allora Anin è una di loro. Quando uno di loro si rivolge a Vergerio con “ciär omm, ie nu capisc tudeisch”, fa intendere che non è capace o che non vuole accettare questa forma di comunicazione, perchè non rientra nel suo modo di pensare: loro mangiano pane e non focaccia, il loro ambiente è normalissimo e non da “decantare” con “oh che diletto, o che vista grata!” con parole dunque a cui manca ogni aggancio affettivo, familiare.

Menga, l’antagonista di Anin, è figlia ideologica dell’and’Ursina, cresciuta nelle strategie dei diritti di famiglia. La sua “malattia” alla fine della STRIA è una crisi di posizione tra famiglia e individuo, psicologicamente si parlerebbe di una psicosi, di una schizofrenia. E come bambini sono anche gli uomini della “radunanza da comün” che capiscono la scorrettezza del capraio che potrebbe tettare le capre, ma non sono in grado di afferrare il “mungere” della società da parte dei governatori.

Queste due divergenze di comunicazione mi interessano per analizzare e per presentare la nuova STRIA. La voce del cuore e quella dell’intelletto sono la base delle divergenze politiche del nostro tempo. Mantenere ciò che collega e che cerca la dimensione personale – da una parte quella affettiva, privata, e dall’altra quella politica – che si confronta con la complessità della strategia economica internazionale. Con la STRIA allora si potrebbe ripresentare uno specchio per noi e per il nostro tempo. Questa sarebbe una grande dimensione della letteratura e del lavoro culturale: misurarci, noi, con le nostre possibilità. E con la nostra lingua.

La STRIA 2015 sarà ambientata in un tempo simbolicamente passato e questo lo fissiamo negli anni 1940: mettiamoci allo studio della vita in Bregaglia di quel tempo. Abbiamo ancora molti documenti per descrivere e illustrare quel modo di vita, possiamo informarci cercando il contatto e il dialogo con i nostri anziani in valle. Sfruttando questi ricordi scopriremo vere antologie personali, una ricchezza culturale di grande spessore. Cercando le nostre radici, troveremo tante risposte per le nostre domande riferite all’oggi e al prossimo futuro europeo, nonché globale.

 

Gian Gianotti
10 agosto 2013

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